DON CHISCIOTTE E SANCIO PANZA
da Cervantes
adattamento di Nadia Imperio
regia di Pier Paolo Conconi
con Stefano Chessa, Maurizio Giordo,
Luisella Conti, Antonella Masala,
Nadia Imperio
disegno luci di Paolo Palitta
scenotecnica e fonica di Michele Grandi
costumi Luisella Conti e Nadia Imperio
Lo spettacolo ripropone alcuni momenti del famoso libro, in particolare gli episodi dello scontro con i mulini a vento, dell’assalto alle greggi scambiate per eserciti, dell’incontro con la contadina del Toboso, dell’investitura a cavaliere nella locanda, del teatrino di marionette, dello scontro finale con il cavaliere della luna. Le vicende corrispondono alle scene chiave del romanzo, pur con qualche trasposizione. La struttura è stata costruita in modo tale da avere una narrazione lineare e coerente della vicenda di Don Chisciotte e Sancio Panza, capace di mantenere la riflessione sulla condizione umana, sulla follia e la normalità, attraverso un linguaggio che cerca di riproporre la musicalità e l’ambiente caldo e polveroso della Spagna e della Mancha.
La follia di Don Cisciotte assomiglia alla fantasia dei bambini che vivono in una zona della realtà dove tutto è possibile… C’era una volta in un paesino della Spagna un gentiluomo di quelli con la lancia nella rastrelliera, un vecchio scudo, un magro ronzino e un levriero da caccia. Nei momenti d’ozio si dedicava alla lettura di libri di cavalleria, con tanta passione e gusto che, a furia di ragionarci sopra, il povero cavaliere perdeva il giudizio, e rinunciava al sonno per comprenderli e sviscerarne il senso. Tanto s’immerse nelle sue letture, che passava le notti leggendo dalle ultime luci della sera alle prime del mattino e i giorni dall’albeggiare al tramonto. E così, per il poco dormire e il molto leggere, gli si prosciugò il cervello in modo che giunse a perdere il senno…
Personaggio centrale dello spettacolo è:
Don Chisciotte
Di lui sappiamo che c’era una volta, in un paese della Mancha di cui non si ricorda il nome, un gentiluomo di quelli con la lancia nella rastrelliera, un vecchio scudo, un magro ronzino e un levriero da caccia. Nei momenti d’ozio si dedicava alla lettura di libri di cavalleria, con tanta passione e gusto che, a furia di ragionarci sopra, il povero cavaliere perdeva il giudizio, e rinunciava al sonno per comprenderli e sviscerarne il senso. Tanto s’immerse nelle sue letture, che passava le notti leggendo dalle ultime luci della sera alle prime del mattino e i giorni dall’albeggiare al tramonto. E così, per il poco dormire e il molto leggere, gli si prosciugò il cervello in modo che giunse a perdere il senno.
Quest’uomo è Don Chisciotte e la sua pazzia è il motore della storia, il tema dominante:
La follia
Della sua follia dunque racconta lo spettacolo, la follia di un uomo, ma quale follia? Una follia che assomiglia alla fantasia dei bambini che vivono in una zona crepuscolare della realtà dove tutto è possibile, Ma Don Chisciotte ha quella insania che produce una creatività sfrenata e meravigliosa e quando ci rinuncia preferisce morire: la sua follia l’ha condotto a diverse sventure ma lo ha anche aiutato a dare un senso alla vita e d’altronde noi umani, tutti, come ricordava Lodovico Ariosto(un altro che di cavalleria, dame e cavalieri se ne intendeva parimenti), giochiamo ogni giorno con il nostro senno per mille motivi e lo mandiamo sulla luna perché, dice una canzone spagnola d’epoca, “ Io sono la follia/ Che sola infondo/ Piacere, dolcezza e letizia al mondo/ Al mio servizio son tutti,/ Chi più chi meno/ Eppur uomo non c’è / Che pensi d’esser pazzo”.
Altro personaggio chiave è:
Sancio Panza
Scudiero di don Chisciotte e modello insuperato di comicità, popolano sciocco e scaltro, pronto, dopo ogni follia del padrone, a consolarlo, intento ogni sera a trovare un riparo e qualcosa da mettere sotto i denti, sempre all’inseguimento del miraggio di poter avere dal suo padrone, come bottino e premio di una sua cavalleresca impresa, il governo di un’isola. Alter ego di Don Chisciotte nel suo opporre al sogno della cavalleria la realtà tangibile, alla follia idealista l’elementare sensatezza, alla cultura una pratica rozzezza e all’ingenuità la furba scaltrezza, si fa amare per i suoi difetti umanissimi, la sua grettezza, la sua brama di cibo, di denaro. Ma si fa amare anche per i suoi entusiasmi, le sue ingenuità e soprattutto per la pietà nei confronti del matto che accudisce: un vero e proprio compagno di ventura.
E poi ci sono le donne:
Le donne
Prima fra tutte Dulcinea del Toboso, insieme alle altre, astute,sensuali, pratiche,pronte a prendersi gioco della follia del cavaliere dalla Trista figura, ma anche capaci di commuoversi per la sua passione fedele, contadine, locandiere e principesse allo stesso tempo. Dice un’altra famosa canzone del tempo che “Mai vi fu cavaliere/ Da dame sì ben servito/ Come fu Don Chisciotte/ Quando venne dal suo villaggio:/ principesse si curavano di lui,/ donzelle del suo scudiero”.
La messa in scena
Ritoccare, adattare e ridurre in brevi quadri il Don Chisciotte non è stato compito facile. Ci si è avvicinati a questo classico, imponente testo con il timore di profanarlo, di immiserirlo, di fargli perdere quella fascinazione che sin dal titolo evoca nell’immaginazione di ogni persona; ma nonostante i ritagli e gli innesti che si sono dovuti di necessità operare, si è cercato di conservare intatta la bellezza, il carattere narrativo, la poesia e la musicalità che sono proprie del testo di Cervantes senza tradirne lo spirito originale, col criterio di mantenere la coerenza della storia così come l’impatto poetico e la forza delle immagini.
Grande importanza è data nella messa in scena alla musica, al canto e alla danza perché il romanzo è pieno di musiche, suoni e silenzi, canti e balli.
Lo spettacolo, pertanto, è un libero adattatamento dal romanzo di Cervantes, curato da Nadia Imperio, attrice della Compagnia. Il testo è stato elaborato in modo da riproporre alcuni momenti chiave del famoso libro, in particolare gli episodi dello scontro con i mulini a vento, dell’assalto alle greggi scambiate per eserciti, dell’incontro con la contadina del Toboso, dell’investitura a cavaliere nella locanda, del teatrino di marionette, dello scontro finale con il cavaliere della luna. Le vicende corrispondono alle scene chiave del romanzo, pur con qualche trasposizione. La struttura è stata costruita in modo tale da avere una narrazione lineare e coerente della vicenda di Don Chisciotte e Sancio Panza, capace di mantenere la riflessione sulla condizione umana, sulla follia e la normalità, attraverso un linguaggio che cerca di riproporre la musicalità e l’ambiente caldo e polveroso della Spagna e della Mancha.
PRESENTAZIONE(La Nuova Sardegna 24.10.2011)
Un visionario «Don Chisciotte»
PRESENTAZIONE(Porto Torres24 06.02.2014)
Due attori turritani per Don Chisciotte