La ragion sommettono al talento
Liceo Ginnasio Azuni - Sassari Anno scolastico 2004-2005
laboratorio sul canto V dell’Inferno di Dante Alighieri
con Enrica Barago, Francesca Berardo, Silvia Capitta, Antonio Careddu, Federica Carta, Marta Carta, Claudia Castellaccio, Elisa Cuccu, Federica Delogu, Eva Ganga, Margherita Lavosi, Federico Mannino, Federica Mastino, Elisa Mocci, Domenico Mussolino, Stefano Nurra, Sara Pasquino, Fabrizio Pintus, Carolina Pirino, Claudia Puggioni, Carla Salaris, Francesco Sanna, Daniela Sara, Claudia Schintu, Eleonora Secchi
coordinamento degli insegnanti Pierpaolo Carboni e Franca Pirisi
animazione e regia di Sante Maurizi
Una volta chiesero allo scrittore Italo Calvino una «chiave» per il nuovo millennio, e lo scrittore rispose: «Imparare poesie a memoria; da bambini, da giovani, anche da vecchi. Le poesie fanno compagnia, uno se le ripete mentalmente, e poi lo sviluppo della memoria è molto importante». Non sappiamo se il precetto calviniano abbia ispirato il laboratorio teatrale conclusosi al Liceo classico «Azuni» sabato scorso. Ma certo vedere e sentire venticinque ragazzi – mescolati al pubblico in piedi in un’aula magna stracolma – recitare il quinto canto dell’Inferno è qualcosa di non (più) usuale, certo emozionante e forse commovente.
E proprio l’emozione ha guidato il foltissimo pubblico diviso in gruppi ad assistere a turno alle sette scene ambientate ciascuna in un’aula svuotata da banchi e sedie, «stazioni» che narravano il mito di Paolo e Francesca con le parole di Boccaccio e Pellico, con la parodia di Petito, col melodramma di Zandonai e D’Annunzio. Ma anche con il racconto in metrica (!) dell’episodio delle «Metamorfosi» di Ovidio – Gianciotto come Vulcano, il legittimo marito brutto e deforme che sorprende gli amanti Venere e Marte – inteso come archetipo. E poiché la passione dei due amanti viene scatenata dalla lettura del libro «galeotto» – Lancillotto e Ginevra in un divertente quadro in cui ragazze-burattino venivano animate con fili invisibili – ecco anche Werther ed Emma Bovary a simboleggiare la letteratura che svela ciò che è nascosto, il romanzo come produttore di desiderio. In una scuola che oggi si vorrebbe misurata solo su criteri di efficienza e produttività, il laboratorio dell’«Azuni» – coordinato dagli insegnanti Franca Pirisi e Pierpaolo Carboni, e da Sante Maurizi dello Stabile d’innovazione «La botte e il cilindro» – vuole fare i conti anche con qualcosa che non è possibile misurare: le emozioni, i desideri, i dolori e i piaceri di chi la scuola frequenta o nella quale lavora. Una scuola che ambisca anche a fornire un’educazione al gusto, imprescindibile dai vituperati «contenuti». «La ragion sommettono al talento» era il titolo dello spettacolo, e Dante Alighieri lì intendeva «talento» come passione non governata e sottomessa, e perciò colpevole. Gli aspiranti attori Enrica Barago, Francesca Berardo, Silvia Capitta, Antonio Careddu, Federica Carta, Marta Carta, Claudia Castellaccio, Elisa Cuccu, Federica Delogu, Eva Ganga, Margherita Lavosi, Federico Mannino, Federica Mastino, Elisa Mocci, Domenico Mussolino, Stefano Nurra, Sara Pasquino, Fabrizio Pintus, Carolina Pirino, Claudia Puggioni, Carla Salaris, Francesco Sanna, Daniela Sara, Claudia Schintu, Eleonora Secchi, hanno mostrato invece quel talento positivo che li potrebbe guidare nelle scelte che li attenderanno dopo o nella scuola. (la Nuova Sardegna — 08 giugno 2005 pagina 45)