30 ANNI di Famiglie a Teatro
Di seguito l’articolo firmato da Monica De Murtas e pubblicato su La Nuova Sardegna il 30 marzo 2019
La Botte e il Cilindro festeggia i trent’anni di “Famiglie a teatro”
Da quasi 30 anni c’è un teatro a Sassari dedicato ai bambini, ai ragazzi e alle loro famiglie. Si chiama Ferroviario perché si trova vicino alla stazione dei treni. Le mura spesse della platea costeggiano i binari così a volte capita, durante gli spettacoli, di sentire in lontananza le locomotive che fischiano il loro ingresso in città entrando in qualche modo anche nella storie narrata sul palco. Ci sta bene Il Ferroviario vicino ad una stazione perché anche da questo teatro partono e arrivano sempre molte cose, molte idee, molti artisti. Ad animare questo spazio è La Botte e il Cilindro compagnia stabile nata nel 1978 e diventata nel tempo simbolo del teatro per ragazzi non solo in Sardegna ma anche nel resto della penisola. Dopo aver curato la ristrutturazione del Ferroviario la compagnia sassarese programma ogni anno da quasi trent’anni (il compleanno si festeggerà ad ottobre) “Famiglie a teatro”: l’unica vera stagione di teatro ragazzi in Sardegna. Sembra uno slogan ma è proprio così e in verità sono pochissime le stagioni teatrali dedicate ai più piccoli anche nel resto d’Italia. Ogni fine settimana sei mesi all’anno sul palco del Ferroviario approdano storie e personaggi pensati per un pubblico di giovani spettatori della fascia di età compresa tra i 3 e i 16 anni. I numeri della stagione che sta per concludersi parlano da soli: 20 titoli, 2 nuove produzioni per 95 alzate di sipario complessive con spettacoli portati in scena dai padroni di casa e dagli ospiti tra cui alcune compagnie sarde e altre provenienti da diverse parti della penisola. “Famiglie a teatro” registra da sempre numeri da record e quest’ultima edizione che sta per concludersi conferma un trend in netta crescita.
«Abbiamo superato i risultati già ottimi delle ultime stagioni – dice il regista della compagnia Pier Paolo Conconi – e vediamo di settimana in settimana crescere il pubblico delle famiglie che sembrano sempre più incuriosite dai titoli presenti in cartellone. Al momento le presenze complessive, contando anche gli spettacoli per le scuole, sono circa 17mila. L’obiettivo della nostra l’offerta artistica è sempre stato quello di proporre alla città un teatro per tutti e possiamo dire con certezza che in questi tre decenni abbiamo raggiunto l’obiettivo e visto crescere un’intera generazione di spettatori che abbiamo “educato” al teatro e che ora porta i figli al Ferroviario. Questa per noi è una grande soddisfazione, un traguardo importante e significativo per la nostra compagnia che ha creato con le famiglie un legame continuativo che continua a crescere di anno in anno». Anche in questo momento particolarmente difficile per la cultura e per il teatro la Botte e il Cilindro resta una delle poche realtà stabili di teatro ragazzi in Italia e l’attività della compagnia prosegue il suo lavoro proprio grazie alla partecipazione del pubblico e al sostegno delle istituzioni. La compagnia dal 1986 è riconosciuta dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, che ne sostiene l’attività assieme al Comune di Sassari, alla Regione Sardegna e alla Fondazione di Sardegna.
Le produzioni originali. Ogni anno la Botte e il Cilindro realizza delle produzioni originali che vengono poi portate in tournée all’interno di un circuito teatrale consolidato nel tempo. Nei mesi scorsi una lunga tournée ha fatto conoscere in giro per l’Italia lo spettacolo “Riccioli d’oro e i tre orsi”, nei prossimi giorni toccherà diversi teatri della Toscana la produzione “Storie del bosco”, a maggio invece “Filastrocche in cielo e in terra” sarà presentata in Piemonte. Grande successo ha riscosso recentemente “Rosso Malpelo” nuova produzione scritta e diretta da Daniela Cossiga e Antonella Masala tratta dal grande classico di Giovanni Verga. Lo spettacolo, realizzato in collaborazione con Amnesty International, ha affrontato con un approccio originale il tema del bullismo riuscendo a raccontare alle nuove generazioni quanto sia importante avere coscienza dei propri diritti.
Storia su misura
Una nuova produzione, “Le avventure di Pepino e Pepita” per la regia di Pierpaolo Conconi su testi di Consuelo Pittalis, sarà in scena oggi e domani alle 18. Questo lavoro della Botte e il Cilindro è pensato appositamente per i più piccoli. «È un lavoro completamente nuovo – dice Pittalis – a partire dal soggetto e dal testo che non si ispirano al repertorio favolistico o a storie già note ma nascono con l’idea di cucire una storia su misura per il pubblico dei più piccini, per affascinarli divertirli e speriamo anche emozionarli. Pepino e Pepita sono i protagonisti di un viaggio avventuroso che inizia e finisce tra le quattro mura di un appartamento eppure esplora mondi lontani e ignoti seguendo la fantasia dei due protagonisti. Pepino e Pepita prenderanno i nostri piccoli spettatori per mano conducendoli ad esplorare un intero universo di emozioni ricco di suspense, divertimento, condivisione e amicizia».
Come ogni spettacolo della Botte e il Cilindro anche “Le avventure di Pepino e Pepita” si sviluppa attraverso diversi livelli di lettura con un linguaggio comprensibile ai più piccoli ma anche un intreccio ricco di elementi che possano incuriosire anche i bambini più grandi e gli adulti in sala. «I linguaggi che abbiamo utilizzato – prosegue Conconi – sono molteplici, alcuni di questi legati al teatro gestuale. Le tecniche del mimo, del clown e in generale il linguaggio del corpo vengono utilizzati per coinvolgere i più piccoli e farli immergere in una storia che viene poi affidata anche alle parole e alla musica che in questo lavoro è molto presente e per tutto l’arco dello spettacolo accompagna le vicende dei personaggi di avventura in avventura». Pepino e Pepita colorati e divertenti utilizzano spesso un linguaggio espressivo simile a quello dei cartoon seguendo il ritmo di un’effervescente colonna sonora in stile rag time realizzata con la collaborazione musicale dei Bertas. Sul palco: Giomaria Carboni, Consuelo Pittalis, Stefano Chessa, Luisella Conti, disegno luci Paolo Palitta, scenotecnica e fonica Michele Grandi. Gli allestimenti sono di Progetto Palco. Lo spettacolo fa parte del progetto della Ats Retem Sardegna.
Il futuro
La Botte e il Cilindro guarda ora verso il futuro con un importante obiettivo da mettere a segno nei prossimi anni: tramandare l’eredità del teatro ragazzi alle nuove generazioni di attori, registi, autori e spettatori. «Da anni il nostro impegno è mirato a far sì che Sassari possa diventare ancora più di oggi: la citta del teatro ragazzi – conclude Conconi – ma per far questo è necessario l’aiuto delle istituzioni. Il lavoro fatto non deve andare perduto ma questo progetto culturale e sociale per concretizzarsi deve diventare anche politico. Anche per questo stiamo facendo entrare giovani attori nelle dinamiche artistiche della compagnia. Chi si dedica al teatro ragazzi deve avere però una sensibilità diversa, una passione sincera per un lavoro che pone sempre al centro del progetto artistico il divertimento e l’educazione al teatro dei nostri giovanissimi spettatori».
Costruiamo gli abiti con le nostre mani
La compagnia La Botte e il Cilindro si distingue da sempre nel panorama del teatro ragazzi per l’originalità dei testi e la regia dei propri spettacoli. Ma fiore all’occhiello di ogni produzione della compagnia sassarese sono anche costumi e scenografie sempre preziosi e colorati pensati per catturare l’immaginario dei più piccoli e coinvolgerli nell’affascinante gioco del teatro. Da sempre le costumiste sono Luisella Conti e Nadia Imperio, attrici della compagnia con la passione per la sartoria e un grande talento per la manualità. «Essere al tempo stesso attrice e costumista è un grande vantaggio – dice Conti – una condizione ideale perché permette di conoscere uno spettacolo in maniera organica, a più livelli. I miei lavori nascono dalla scrittura scenica, prendono vita anche pensando al testo e ai movimenti che il personaggio compie durante l’ azione sul palco. Il lavoro sui personaggi nasce in maniera naturale, direi simultanea. Questo anche perché da sempre nella nostra compagnia non ci sono gerarchie precostituite, gestiamo la parte creativa lavorando insieme e ognuno di noi porta dentro uno spettacolo le sue idee e le sue competenze».
Credo nella magia del recupero
Materiali di recupero e comuni utensili si trasformano grazie alle sapienti mani di Luisella Conti in preziosi oggetti di scena e ricchi costumi. «Mi ha sempre divertito trasformare gli abiti – spiega – riconoscere le potenzialità di un tessuto. Avevo 16 anni quando ho fatto questa scoperta trasformando la federa del mio cuscino in una canotta. Mi ispirò la fantasia di quel cotone colorato, era perfetto per essere indossato così feci due buchi per infilare le braccia e un altro per la testa. Fatto! Anche per i costumi che realizzo funziona un po’ così: i materiali sono spesso di recupero. Smonto, assemblo e ricucio ridando nuova vita agli abiti, utilizzo scampoli, buste di plastica e stoffe preziose. Credo nella magia del fare, nella vita fatta a mano, nel lavoro artigianale, prezioso in quanto unico e originale». Luisella Conti ha iniziato a realizzare
i costumi per La botte e il Cilindro nel 1994 per lo spettacolo “Il Vascello fantasma”, da allora ha realizzato oltre 40 spettacoli e ha portato fuori dalla compagnia le sue competenze realizzando dei costumi d’epoca per il laboratorio universitario “ La Londra di Dickens”.
Recitazione e inclusione sociale
Da sempre per educare alla passione per il teatro le nuove generazioni la Botte e il Cilindro ha privilegiato il rapporto con il mondo della scuola. Accanto all’attività di spettacolo la compagnia conduce ogni anno laboratori per bambini e ragazzi, ma anche seminari e corsi di aggiornamento per insegnanti, in collaborazione con Università ed Enti Locali. Fra le attività e i progetti in corso anche un esperimento particolarmente innovativo che sta dando ottimi risultati quello con il Centro Rnm di Sassari, struttura che si occupa di riabilitazione neuro psicomotoria. Il percorso intrapreso due anni fa con un gruppo di ragazzi con sindrome Asperger ha utilizzato il gioco teatrale come medium per l’integrazione sociale dei giovani allievi.