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CONTOS DE FOGHILE – giovedì 27 agosto – ore 21:00 – Cortile ex Scuola Media n.2

contosProsegue giovedì 27 agosto alle ore 21:00 la rassegna Il Teatro dei Piccoli della Compagnia “La botte e il cilindro” ideata per la manifestazione Sassari Estate 2020. Andrà in scena lo spettacolo Contos de foghile, un classico della nostra compagnia scritto da Francesco Enna.
Lo spettacolo si svolgerà presso il Cortile dell’Istituto Comprensivo Statale “S. Farina – San Giuseppe” (Ex Scuola Media N° 2) in Corso Francesco Cossiga, 6.

Ai sensi della normativa vigente, relativa al contenimento della diffusione del virus Covid-19, raccomandiamo il pubblico di prenotare i biglietti con largo anticipo inviando una mail a bigliettibottecilindro@gmail.com.
I giorni degli spettacoli il botteghino aprirà alle ore 19:00. Consigliamo a tutti di acquistare o ritirare i biglietti prenotati con largo anticipo rispetto all’inizio dello spettacolo, in questo modo sarà possibile preservare il corretto distanziamento in fila al botteghino e all’ingresso in sala.

E’ obbligatorio indossare la mascherina per l’ingresso in sala.

Il costo del biglietto è di € 7 (posto unico).
Come per la stagione al Ferroviario sarà possibile acquistare un carnet di 10 ingressi al costo di € 50. Il carnet non è nominativo, questo significa che si può usare con parenti e amici, massimo 5 ingressi per uno spettacolo. Lo si potrà acquistare in biglietteria o prenotarlo inviando una mail a bigliettibottecilindro@gmail.com.

CONTOS DE FOGHILE
di Francesco Enna
regia di Pier Paolo Conconi
con: Stefano Chessa, Luisella Conti, Margherita Lavosi, Antonella Masala, Consuelo Pittalis
disegno luci Paolo Palitta
scenotescnica e fonica Michele Grandi
scene e costumi di Luisella Conti e Nadia Imperio

La trama
Ginò, principe viziato e prepotente, perde al gioco con il diavolo tutti i suoi infine, la propria vita. Ma il diavolo gli consente di riprendersi tutto quello perso, dandogli appuntamento dopo un anno, tre mesi, tre giorni e tre ore, alle Tre Fontane d’Oro.
Passato il tempo stabilito, Ginò si avvia all’appuntamento con il diavolo. Nel corso delle sue peripezie (rischia infatti di essere cotto al forno, bollito in un paiolo, sbranato da un altro diavolo che ricorda tanto Polifemo, eccetera…) incontrerà per strada l’Aquila, il Fico d’India, l’Acqua e il Fuoco, che gli faranno da guida, fino a sconfiggere il diavolo-orco e sposare la bellissima Columba.

La messa in scena
Lo spettacolo è nato da una ricerca sui modi e le occasioni della memoria orale in Sardegna, attraverso l’opera di Francesco Enna (autore di libri per ragazzi, di raccolte di fiabe popolari sarde) e il contatto diretto con i “contadores” (narratori) di alcuni centri dell’isola: in genere, anziani di grande capacità narrativa, custodi della memoria orale, che hanno permesso non solo di raccogliere fiabe, racconti, filastrocche e canti, ma anche di osservarne e assimilarne le tecniche espressive.
Questi anziani ci hanno parlato delle scansioni del lavoro nel passato durante la giornata e, soprattutto, ci hanno raccontato come certi lavori, essenziali nell’antica economia agro-pastorale, fossero l’occasione per esercitare l’arte del narrare, della poesia e del canto, e per tramandare religiosamente, da una generazione all’altra, le antiche storie esemplari della conservazione dei costumi di una cultura povera, semplice, ma sempre di alta moralità e bellezza.
Per questo motivo, nell’allestimento è stata data attenzione alle immagini di momenti di lavoro come la filatura, la cottura del pane e il lavaggio delle lenzuola con la lisciva, lavori che venivano svolti in quel regno misterioso della donna che è il focolare: fuoco rosso da cui scappano scintillando i diavolini, luogo di comunione con altre donne, le comari, con cui ripetere antichissime formule magiche apotropaiche.
Il più grosso nodo da sciogliere è stato quello della mediazione linguistica fra il sardo e l’italiano. Ne è risultato uno spettacolo in cui la lingua sarda si combina agevolmente con l’italiano attraverso l’utilizzo della filastrocca, dei giochi ritmici e del canto. Altri codici socio-antropologici trasmettono e caratterizzano la traduzione sarda definendone l’ambiente con la gestualità, gli arnesi di lavoro, i movimenti e il ritmo.