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LA VEDOVA SCALZA – 21 maggio alle ore 20:00 – Teatro Ferroviario

vedova-sito-copiaTorna al Ferroviario la rassegna Cartellone organizzata dalla Compagnia Teatro La Botte e il Cilindro e dedicata ai diversi linguaggi dello spettacolo dal vivo: teatro contemporaneo, commedia e musica.

Il biglietto di ingresso è di € 7,00.
Si consiglia di prenotare inviando una mail a bigliettibottecilindro@gmail.com

21 maggio 2021 – ore 20:00
Theandric
LA VEDOVA SCALZA
Tratto da “La vedova scalza” di Salvatore Niffoi
regia Maria Virginia Siriu
con Carla Orrù, Fabrizio Congia, Marco Secchi,
Andrea Vargiu
maschere Marilena Pitturru
musiche Menhir
costumi Marilena Pitturru, Salvatore Aresu

SINOSSI
Siamo nella Barbagia degli anni ’30, popolata di piccoli paesi in cuila vita è regolata dai podestà fascisti e dalle leggi non scritte dellasocietà tradizionale. La violenza è ovunque: nello strapoterefascista, nelle angherie delle forze dell’ordine, nel sistema di usi econsuetudini che fossilizza i membri della società in una serie diruoli prescritti e azioni comandate. La donna ne fa parte in quantoessere quasi annichilito: dedita alla vita rurale, è destinata solo allapreghiera e alla procreazione. La protagonista, Mintonia, appareda subito come il personaggio adatto a rompere questo circolovizioso autoperpetuantesi: al contrario delle donne del suo paese,si istruisce, legge Grazia Deledda e Tolstoj, è recalcitrante all’idea disubire dei soprusi senza proferir parola. Sceglie da sé il propriomarito, Micheddu, a dispetto della contrarietà dell’intero paese chelo guarda con sdegno a causa del suo carattere ribelle.
Micheddu, come Mintonia, non ama sottomettersi al potere, e presto finisce nel mirino del brigadier Centini. Il concatenarsi degli eventi costringe Micheddu alla latitanza. Infine, verrà ucciso e smembrato orribilmente. Rimasta sola con un figlio da crescere, Mintonia brucia dal desiderio di vendicarsi uccidendo il mandante, Centini. Riesce a introdursi nella casa del brigadiere e, dopo averlo sedotto, lo accoltella a morte. Subito dopo, scappa in Argentina. Se la violenza dovesse trionfare, tutto finirebbe così. Invece Mintonia, seppur colpevole, diventa il motore del cambiamento: accortasi di essere rimasta incinta di Centini, decide di tenere il bambino. Cresce dunque i suoi due figli, l’uno del marito vendicato, l’altro del mandante ucciso, come fratelli. La vendetta non ha più senso, il peso del rimorso è un prezzo troppo caro da pagare: il perdono rappresenta l’unica via di fuga dalla spirale di sangue. Mintonia si sporca le mani di sangue, ma si redime, dando la vita dopo averla levata. È una dispensatrice di morte che si converte alla vita, usando l’empatia e l’intelligenza.

RECENSIONI
“La vicenda, anche per noi che veniamo dal nord, ha un’attrattiva che sa di coraggio, di avventure da brigantaggio, di vendette sanguinose e dal sapore un po’ western: rese dei conti memorabili e astuti sotterfugi di femmina. Data la natura letteraria della fonte, il lavoro di riscrittura drammaturgica di Maria Virginia Siriu che cura anche la regia – è approfondito […] Ci sono tutti gli ingredienti per tenere gli spettatori incollati alle poltrone.”
(Elena Scolari, PAC)

“Un’opera al nero, nella quale ritornano i temi dell’incontro-scontro tra tradizione e modernità, della violenza che chiama violenza e dell’ineluttabilità della vendetta, argomenti al centro delle opere di Niffoi. Il tutto sullo sfondo di una Barbagia terra della ferocia e della violenza, quasi un’arcadia in senso rovesciato, protagonista anch’essa al pari degli altri personaggi nella vicenda raccontata da Niffoi e portata in scena da Maria Virginia Siriu…
Perfetti i tre interpreti, soprattutto Carla Orrù, che riesce a rendere perfettamente il carattere della protagonista, una donna che è allo stesso tempo vittima e carnefice. Tra gli altri punti di forza dell’allestimento curato da Maria Virginia Siriu, il suggestivo uso delle luci, che regalano ampiezza e profondità al palcoscenico, trasportando lo spettatore in una Sardegna astratta e senza tempo, una terra nella quale sono ancora vivi il mito della terra e quello del sangue.”
(Jacopo Casula, Sulcis Iglesiente Oggi)