Compagnia di Teatro di innovazione, sperimentazione, infanzia e gioventù
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ANTIGONE

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Scritto, diretto e interpretato da Alice Friggia e Margherita Lavosi
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in collaborazione con Consuelo Pittalis e Pier Paolo Conconi
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disegno luci Paolo Palitta
scenotecnica Michele Grandi
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Trama
La divinità romana Libertas (Libertà) era rappresentata come una giovane donna con una corona di alloro e un gatto ai suoi piedi. Questo perché, si sa, non esiste essere più libero, fiero e autonomo del gatto. Ma il gatto Minnaloushe, dopo un naufragio causato dalla dea Tiche (la dea della Fortuna), contrae il “germe della dimenticanza” e dimentica il motivo che lo ha portato ad imbarcarsi, prigioniero in una sorta di limbo caotico in cui non riesce a raccapezzarsi; intuisce anche di avere una missione importante da compiere, ma non ricorda di cosa si tratta. Il suo incontro con la cornacchia cieca Tiresia – sorta di guida onnisciente e simbolo della morte iniziatica e della rigenerazione – permette a Minnaloushe di fare un viaggio nella propria memoria e di ricordare che il suo obbiettivo era quello di raggiungere la Luna per chiederle di intercedere in favore degli umani: nonostante il gatto non apprezzasse il genere umano, pieno di limiti e difetti, aveva deciso infatti di rivolgersi a questo astro potentissimo affinché aiutasse le due sorelle Antigone e Ismene ed evitasse la guerra e la distruzione che incombevano su di loro. Il gatto, grazie all’esempio delle due giovani donne, sperimenta quindi quel potente sentimento che è l’Amore fraterno e amicale (la philía), la lealtà e il sacrificio e trascende finalmente a un piano altro, dove, ormai consapevole e maturo, può ricongiungersi alla Luna e riposare.
La vicenda di Minnaloushe si intreccia dunque con quella di Antigone, figura mitica ed eroina straordinaria capace di mettere in evidenza le contraddizioni tra il potere dello Stato e il diritto individuale – diritti entrambi validi ma non sempre facilmente conciliabili. Antigone è figlia di Edipo, re di Tebe e famoso eroe tragico che si acceca dopo aver inconsapevolmente ucciso il padre e sposato la madre. Alla morte del padre, i due fratelli di Antigone, Eteocle e Polinice, stipulano il patto di regnare un anno per ciascuno sulla città di Tebe, ma il primo non rispetta l’accordo e si rifiuta di cedere il trono al fratello. Polinice dichiara allora guerra alla propria città e i due fratelli si uccidono a vicenda in battaglia. Creonte, lo zio dei due, prende il comando e ordina che Eteocle venga sepolto con tutti gli onori ma che, al contrario, il corpo di Polinice rimanga insepolto per i bagordi degli avvoltoi, minacciando di morte chiunque disobbedisca al suo volere. Antigone decide ugualmente di seppellire il cadavere del fratello traditore pur contro la volontà del nuovo re e, una volta scoperta, viene condannata a vivere il resto dei suoi giorni imprigionata in una grotta, dove si toglierà la vita.
Quella di Antigone è la storia di una ragazza fiera e combattiva (il suo nome significa infatti “nata contro”), con un’incrollabile fiducia nelle proprie convinzioni, fedele a sé stessa e alle proprie idee, che reclama un proprio e nuovo spazio in un mondo governato da uomini rigidi e inflessibili, che non accettano che la voce del femminile si alzi contro la loro. Ma è anche il simbolo di tutti coloro che, come lei, si oppongono tutt’oggi a leggi ingiuste in nome delle ‘leggi non scritte’ dell’umanità, della pietà, della compassione, della solidarietà, del rispetto e dell’Amore, anche a costo della propria vita.
Per noi, un simbolo femminile potente che rivendica la possibilità di altre esistenze e di altri punti di vista nella società, tutti degni di essere quantomeno ascoltati e non annullati a priori.
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Temi
La scelta di adattare una tragedia greca ad un pubblico di bambini e ragazzi è motivata dalla convinzione che non bisogna escludere l’infanzia e la gioventù dai temi fondamentali dell’esistenza, anche quelli più spinosi (la morte, il destino, la guerra, il conflitto, il desiderio, la libertà…), con le loro contraddizioni e ambiguità, e che con un linguaggio poetico e un teatro d’immagine si possono raccontare loro anche vicende complesse. È importante offrire ai giovani la possibilità di formarsi e sviluppare i propri strumenti critici, senza dare loro esclusivamente nozioni semplici sui concetti di bene e male.
Cosa vuol dire essere liberi? Quali sono i limiti giusti? Quando è giusto obbedire? E quando disobbedire? A chi dobbiamo essere fedeli? Cosa ci rende veramente umani?… Molti sono i quesiti e le contraddizioni che emergono dalla celeberrima tragedia “Antigone” scritta da Sofocle in Grecia attorno al 442 a.C. Ma i nodi tematici messi in campo da questo profondo dramma interessano molto da vicino il mondo dei ragazzi che sta transitando dall’infanzia all’adolescenza e che sta scoprendo cosa significa avere sempre più limiti e responsabilità, ma che inizia anche ad essere consapevole delle proprie idee e a formare il proprio senso critico: leggi, regole e patti mancati, diritti e doveri, obbedienza e ribellione, autonomia di scelta e solitudine, separazione e legami, desideri e accettazione della diversità…