I vestiti nuovi dell’imperatore al Ferroviario domenica 14 aprile alle 19
di Maria Cristina Giambruno
liberamente tratto dall’omonima fiaba di Hans Christian Andersen
Il sovrano di chissà quale paese, invece di dedicare il suo tempo alla cura dei propri sudditi, trascorre le sue giornate a rimirarsi davanti allo specchio, a provare abiti sempre nuovi da sfoggiare alle feste, a farsi adulare dai suoi cortigiani compiacenti… La fama del re vanesio giunge alle orecchie di due abilissimi imbroglioni che mirano a spillargli denaro facendo leva sulla sua vanità. Sicché i due, concepito un subdolo piano, si presentano a corte spacciandosi per raffinatissimi tessitori e promettono al sovrano di confezionargli un abito che non ha eguali nel mondo: un vestito straordinario, di stoffe pregiate, ricami in oro e intarsi di pietre preziose, che può essere visto solo da persone intelligenti e degne delle loro cariche. In realtà i due furfanti intendono solo fingere di confezionare un abito inesistente con lo scopo di portarsi via quanto di prezioso si dovrà acquistare con le casse del reame. Ed ecco i due ribaldi all’opera, che fingono un impegno senza pari per tessere nell’aria un abito fatto di niente, con aghi di niente e stoffe, merletti e tutto e più di tutto… fatto di niente! Naturalmente i cortigiani, chiamati ad ammirare il portento, per non perdere i propri privilegi si guardano bene dal confessare che non vedono un bel nulla. Lo stesso sovrano, temendo di essere giudicato uno sciocco vanesio e per di più credulone o stupido, finge a sua volta di essere entusiasta di quanto i due furbacchioni fingono di creare e, anzi, li asseconda al punto di mostrarsi nudo alla consueta parata per il suo genetliaco. Così egli sfila, coperto da un abito di niente, davanti al suo popolo, ammutolito per la sorpresa. Ma una bambina, facendosi strada tra la folla, esclama con candore: “Il re è nudo!” E finalmente i sudditi esplodono in una risata irrefrenabile e liberatoria, portando in trionfo la coraggiosa bambina che non ha esitato ad urlare la verità.
Il tema della celeberrima fiaba di H.C. Andersen è quanto mai attuale nella nostra società in cui troppi preferiscono apparire piuttosto che essere. Alla ricerca di una bellezza esteriore che pretende sempre più tempo e soldi, persino personaggi che dovrebbero preoccuparsi del bene comune affogano nella propria vanità e vacuità. Come il protagonista dello spettacolo che si dedica all’arte dello specchio piuttosto che a quella del governare il suo popolo.